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al testo di Ferdinando Giordano
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Sulla sponda il tronco rimbalza con la stessa angolazione di partenza aggiunto il sentimento della connotazione corrente. Quanto respinge? Non tu, certo: meri silenzi non colti, ignoranti muri, no uditi, sentiti sì, frettolosi orgogli di stagione, e: riavendo occasione, vedresti, eh!, oppure: avessi saputo, ma tu a voler dire che distruggiamo la nostra singolarità confrontandoci a piacere, oh! A torto. La corrente sceglie la traiettoria in una marea di altre in cui è immersa ed è la scrittura una vetrina che ti espone a frammenti. Non voglio credere si chiami vita: deve essere un meccanismo che adesso mi sembra minaccioso, ma voltata pagina conterrà le istruzioni per tagliarla come una mela spicchiosa, che non è un bel termine, - per nessuno, dai! -, però evita l’insulto. Cosa proponi, sangue del mio sangue che hai due sangui in vena? In certi momenti sono incerto, per tanti altri le risposte diventano eventi pedissequi che fanno sospetti deduzioni indizi, prova che è tutto falso probabilmente dalla testa ai piedi. Sembra tra noi l’intero spazio un vocabolario da anguille. Una vita così ampia non me l’aspettavo, te lo confesso. Confesso inoltre che ho fatto di tutto per lasciare lo scafo prima dello scheletro e metto la data ad ogni colpo di remi perché la mia acqua ha una memoria sola e come fondo sei posto.
A D.M. |
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